Salva Sanchis & Anne Teresa De Keersmaeker / Rosas
Prima nazionale
A Love Supreme è la coreografia che Anne Teresa De Keersmaeker e Salva Sanchis hanno costruito sulla musica dell’omonimo capolavoro di John Coltrane, per i cinquant’anni dalla scomparsa del compositore afroamericano.
Vero inno spirituale in musica suddiviso in quattro parti (“Acknowledgement”, “Resolution”, “Pursuance” e “Psalm”), “A Love Supreme” unisce sapientemente strutture sonore chiaramente riconducibili al blues a modalità espressive libere e fortemente intuitive, in un’esplorazione della tensione interiore tra complessità ritmica ed essenzialità.
Tutto questo si traduce quasi letteralmente nel lavoro di De Keersmaeker e Sanchis: i due coreografi uniscono elementi coreografati a materiali improvvisati che si intrecciano e si fondono gli uni negli altri.
Tra controllo e abbandono, tra fervore e rigore, la dinamica coreografica di A Love Supreme si sposa magnificamente con il fluire ascetico ma anche vulcanico delle sonorità di Coltrane, in un’intensa ricerca di assoluto e di libertà.
In una vibrante costellazione di movimenti in risonanza profonda con la musica, la danza sembra aprirsi verso l’infinito, verso l’orizzonte ultimo della trascendenza.
Protagonista di spicco della scena coreografica europea fin dagli anni Ottanta, Anne Teresa De Keersmaeker è un’artista che ha sempre tenuto in forte considerazione il rapporto tra musica e movimento che unito alla ricerca spazio-temporale e alla reiterazione gestuale è sempre al centro delle sue creazioni. Formatasi al Mudra di Béjart a Bruxelles e alla Tisch School of Arts di New York, il suo primo successo internazionale è Fase, Four Movements to the Music of Steve Reich del 1982. Nel 1983 a Bruxelles fonda la compagnia Rosas, che debutta con Rosas danst Rosas, seguito nel 1984 da Elena’s Aria (su registrazioni di arie cantate da Caruso), in cui impiega per la prima volta testi parlati e sequenze di film, e da Bartók/Aantekeningen (1986). Del 1987 è Verkommenes Ufer/Medeamaterial Landschaft mit Argonauten, basato su scritti di Heiner Müller, al quale si sono aggiunti, anno dopo anno, molti altri lavori, tra cui Drumming (1998), I said I (1999), In Real Time (2000), Rain (2001), Bartók/Beethoven/Schönberg Repertory Evening II (2006), Keeping Still (2007), The Song (2009), Partita 2, che l’ha vista in scena con Boris Charmatz, Work/Travail/Arbeid (2015), in cui ha indagato il rapporto tra coreografia e coordinate spazio-temporali di un ambiente museale.
Nel corso degli anni ha ottenuto numerosi riconoscimenti, dal Bessie Award 1988 per Rosas danst Rosas all’American Dance Festival Award 2011 alla carriera. Nel 2015 le è stato attribuito il Leone d’oro alla carriera con la motivazione che “Il suo gesto poetico attraverso il corpo ha reso possibile un travaso significativo tra le culture occidentali nella comprensione del corpo teatrale come medium della ricerca linguistica. […] Si è presa cura della misura e della durata del corpo sonoro dell’individuo e del danzatore per porlo sulla soglia del Mondo”.
Salva Sanchis, danzatore e coreografo, è nato in Catalogna ma risiede da tempo in Belgio. Dal 1998, anno in cui si è diplomato, è autore di numerose coreografie, alcune delle quali in collaborazione con Marc Vanrunxt e con Anne Teresa de Keersmaeker. Tra il 2002 e il 2007 lavora con Rosas, prima come performer e poi come coreografo ospite, creando Salva Sanchis / Bruno Vansina Double Trio Live (2005), Ten Variations in G (2006) e Still Live (2007), e firmando insieme a De Keersmaeker Desh (2004) e A Love Supreme (2005). Nel 2008 realizza Objects in mirror are closer than they appear e due anni dopo entra a far parte della compagnia Kunst/Werk di cui è direttore artistico insieme a Marc Vanrunxt. Con Kunst/Werk ha creato Now h e r e (2011), Angle (2012), The Phantom Layer (2013). Tra il 2014 e il 2015 si dedica al progetto Islands, una collezione di piccoli pezzi da presentare singolarmente o in combinazioni diverse. Nel 2016 debutta al Kaaitheater di Bruxelles la sua ultima creazione, Radical Light, un pezzo in cui entra in dialogo con la musica di Senjan Jansen e Joris Vermeiren.
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